giovedì, 23 Marzo
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Blinken – Di Maio: la svolta passatista all’insaputa del Parlamento

Nel parlare brevemente, ieri, della lettera congiunta Blinken-Di Maio e nell’ironizzare sul ‘vostro’ Ministro degli Esteri, molto, ma molto più seriamente facevo un riferimento, tutt’altro che casuale o polemico, a quell’incontro decisivo tra Alcide De Gasperi e gli americani, ‘salvatori’ dell’Italia e autori di bombardamenti con le atomiche, che, in cambio di un cospicuo assegno (il Piano Marshall) decideva dell’orientamento futuro, e poi si sarebbe visto, definitivo, del nostro Governo, e cioè del nostro Paese … e poi lo abbiamo visto: piano Solo, ‘stay behind’, Francesco Cossiga, scorrazzamenti della CIA in Italia, ecc..
Da allora noi non siamo alleati degli americani (che sarebbe cosa buona e giusta, diciamolo chiaramente, se no mi direte che sono anti-americano o magari filo-sovietico o che so io), ne siamo la longa manus, anzi, la longa manina. E non lo dico con ironia e per fare le solite lamentele (tipiche di una certa sinistra ‘radical-chic’ italiana, che tratta di certe cose con la stessa superficiale sicumera con cui si tratta delle donne più o meno discriminate) di asservimento agli americani e alle loro politiche. Lo dico con coscienza di causa e con preoccupazione. Forse sarà felice Matteo Renzi che vedrà balenarsi davanti la segreteria della NATO, magari proposta dal suo estimatore … Giggino!


Personalmente mi fa una certa impressione vedere che quel tale che andava a scorrazzare in giro per l’Europa a parlare male di Emmanuel Macron, malissimo di Angela Merkel, pessimamente dell’Europa, maluccio dell’America (della quale peraltro ignorava la collocazione siderale rispetto all’Italia) e benissimo della Cina (il mio amico Ping, notoriamente fratello di Pong!), mentre riceveva i complimenti di Donald Trump attraverso l’amico ‘Giuseppi’, vedere quella stessa piccolissima persona ieri in USA a incontrarel’amico Tony Blinken, l’amicissimo Anthony Fauci (dal quale però non arrivano i vaccini di cui avremmo bisogno, almeno quello!) e poi vari finanziatori più o meno occulti (è, detto francamente, la cosa che mi turba di più) per poi concludere con un omaggio a Nancy Pelosi, altra oriunda italiana come Fauci, che con Trump, l’amico di Giuseppi, è arrivata quasi alle mani (per interposta persona, quando quel cornuto del quale non ricordo il nome voleva mangiarsela cruda), tutto ciò in nome del nostro intero Paese.

Leggo dell’ex ambasciatore a Washington Giovanni Castellaneta, che dice, fra l’altro, «è chiaro che se l’Italia di Draghi riuscisse a coinvolgere gli altri partner europei nell’adottare un atteggiamento più fermo e risoluto nei confronti della Russia, inclusa la Germania alle prese con il suo impegno a costruire il gasdotto Nord Stream 2 per aumentare le forniture energetiche dalla Russia, allora per Putin diventerebbe più difficile approfittare delle debolezze europee (la ‘figuraccia’ patita dall’Alto rappresentant Joseph Borrell a Mosca grida ancora vendetta) per aumentare la propria influenza dal Mar Nero al Mediterraneo».
Va bene, direi io, Castellaneta non è più in servizio, e gli si potrebbe perdonare una frase assai poco diplomatica. Non mi riferisco alla citazione di quel nulla di Borrell -un uomo inutile, ma ce ne sono tanti in giro- ma alle intenzioni politiche attribuite a Draghi da un ex ambasciatore, a parte l’uso offensivo della dicitura ‘l’Italia di Draghi’ -… eh, piano, piano!- al quale, con tutto il rispetto -lo scrivo stando in piedi e a capo chino- ricordo che, per usare lo slogan di una famosa bibita, un ambasciatore è per sempre. E io quelle frasi molto dure e definitive (diciamo pure, ambasciatore, un po’ rozze) a proposito del North Stream ecc., non le avrei dette. Ma si sa, io non sono né un grande ambasciatore, né un grande Ministro degli Esteri e nemmeno un membro di uno dei think-tank.
Castellaneta dice due cose. La prima ovvia, giusta e doverosa. Giggino -l’ambasciatore non dice proprio così ma è come se- non conta assolutamente nulla, ma conta Draghi, e questa è la politica di Draghi. E qui, mi si permetta, casca il primo asino: che Draghi la pensi così, che sia un filo-atlantico, o meglio che sia legatissimo agli ambienti economici ‘Occidentali’, è noto, ma fino a prova del contrario è il Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia e la politica estera non dipende esclusivamente da lui, come non solo da Di Maio. Perché questa è, lo si voglia o no, una svolta brutale nella politica estera (invero ambigua e sfuggente) italiana. Nel bene o nel male (per lo più nel male, ma al Governo c’era quella gente, che in gran parte c’è ancora), l’Italia aveva assunto una posizione un po’autonomadalla tradizionalefedeltà atlantica‘.

Una posizioneautonomasaggia per due motivi fondamentali, e ne ho scritto varie volte.
Primo, che
il vecchio mondo bipolare non esiste più e, con buona pace di Castellaneta, non perché sia diventato tripolare, ma perché quella logica non funziona più. È una follia ‘passatista’ pensare ancora in termini di potenza, più o meno esplicitamente militare e esplicitamente economica.
L’elezione di Biden ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo, ma l’inizio della sua politica è culturalmente da
Richard Nixon o peggio. Il mondo è cambiato, l’integrazione si è moltiplicata, i centri di controllo economici si sono moltiplicati: oltre la Cina c’è altro, ben altro, come si fa a non vederlo? C’è l’India, che in pochi anni ci farà vedere i sorci verdi in termini di economia (tra l’altro metà della tecnologia ‘occidentale’ è fabbricata lì), c’è l’America Latina che ne ha abbastanza di essere il ‘giardino di casa’ degli USA e non è cosa da poco, e c’è l’Africa, che non sarà ancora a lungo terreno di conquista della Monsanto (dico solo per dire) e di qualche squalo alla Briatore, e nessuno parla dell’Australia, che si considera sempre poco più di un resort di vacanze … io sarei un po’ più attento.
Secondo.
Chi l’ha detto che il North Stream è il male assoluto? Perché serve a vendere il petrolio russo? E che male c’è? A noi il petrolio serve e così ne arriva dalla Russia, dai Paesi arabi, dal mare Egeo (se evitiamo di farcelo soffiare da Israele … ma comunque anche loro dovranno venderlo, mica se lo bevono), dalla Libia (il viaggio di Draghi lì, serviva a cercare di salvare i pozzi dell’ENI, lo sappiamo benissimo, ma certo non ci bastano quelli), ecc…
Giocare la battaglia contro la Russia, e qui casca il secondo asino, è semplicemente insensato, se non altro perché la Russia potrebbe essere un alleato proprio contro l’invadenza cinese, e invece la spingiamo sempre di più verso la Cina, per di più con un Recep Tayyip Erdogan sempre pronto a fare giochetti vari. Per di più attacchiamo la Russia sui diritti dell’uomo. Giusto, lì non li rispettano molto. Ma, guardiamoci in faccia chiaro, a parte Ungheria e Polonia (per citare solo quelli ..), l’’Occidente’ non ha nulla da farsi perdonare? Faccio solo un caso, ma bruciante, che per noi dovrebbe essere più che bruciante, da incubo: la Palestina. Né Giggino, né Draghi, né Castellaneta hanno nulla da dire in merito? E ci preoccupiamo del Donbass, dopo che l’Europa con il folle decisivo aiuto della signora Merkel ha cercato di portare l’Ucraina (dove ha sede la flotta russa!) in Europa e nella NATO, che -diciamo le cose come stanno- è quasi un atto di guerra! E accarezziamo Erdogan, che potrebbe fare qualche scherzetto nel Bosforo, ma vi rendete conto?

E torniamo al documento strampalato firmato dal vostro Ministro degli Esteri, nel quale, tra l’altro, si affida, con tanto di firma protocollata, la leadership del ‘mondo occidentale’ agli USA. Forse la cosa avrebbe dovuta essere portata in Parlamento: anzi, certamente. Quello è un trattato internazionale, a Giggino alla ‘link campus’ non glielo hanno spiegato perché probabilmente non lo sanno, ma è esattamente così, e l’ex ambasciatore Castellaneta lo dovrebbe sapere, ma lo sa certamente e bene Draghi.
Bene -anzi, male secondo me- è una scelta, fatta senza consultare nessuno. Ma ha un significato preciso, e questo va detto chiaro a tutti a cominciare dal vostro Ministro: cambia radicalmente la posizione dell’Europa e dell’Italia in Europa. E brucia la grande possibilità nata con l’avvento di Draghi e la fine di Merkel e Macron (per non parlare della ‘gaffe’ di Michel, cioè dell’Europa), e cioè la possibilità che l’Italia divenisse davvero guida in Europa. Così è bruciata, se solo pensiamo ai francesi, che saranno rabbiosi … che fine fa la loro, comica sì ma amatissima, grandeur? E rafforza i gruppi di destra tedeschi e non solo, Jens Weidmann in testa, con la conseguenza, temo, che Draghi con una firmetta messa da uno che non sapeva che stava facendo, ha messo la pietra tombale sugli eurobond, temo.
Ma, certo, in compenso avremo Nancy Pelosi in vacanza in Italia e magari anche Fauci!

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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