domenica, 26 Marzo
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Biden resetta Trump e affronta la sfida della storia

Giusto il tempo di giurare, e poi subito al lavoro. Così la prima giornata da 46° Presidente degli Stati Uniti di Joe Biden, inauguration day a parte, si preannuncia fitta di azioni politiche. Politica, fatticoncreti politici immediati, velocissimi, tanto quanto basta per mostrare ai suoi concittadini e al mondo intero che l’era Trump è finita e che lui intende mettersi a spalare via la sua eredità, che sa bene essere pesante e resistente al suo lavoro di pulizia.

Nelle prime ore da Presidente, secondo quanto trapelato, Joe Biden firmerà 17 azioni esecutive (ordini esecutivi, memorandum presidenziali, agency directives) che ribalteranno le politiche di Donald Trump su clima, immigrazione e coronavirus.
Biden dovrebbe anche porre fine alla costruzione del muro di confine con il Messico, al muslim ban (divieto di viaggiare da alcuni Paesi a maggioranza musulmana), rientrare nell’accordo sul clima di Parigi e nell’Organizzazione mondiale della sanità e revocare l’approvazione del gasdotto Keystone XL e ordinare alle agenzie di rivedere e annullare più di 100 azioni di Trump sull’ambiente.

L’addetto stampa di Biden, Jen Psaki, hannoaffermato che le azioni del primo giorno sono solo una parte di quella che sarà una serie di mosse per annullare le politiche di Trump e attuare le promesse della campagna di Biden nelle sue prime settimane in carica.

In fatto di coronavirus, sarà introdotto l’obbligo di mascherina nelle proprietà federali, chiedendo agli americani di indossare le mascherine per i prossimi 100 giorni, e a tutti gli Stati di adottare politiche simili. Sarà inoltre introdotta la figura di un Response Coordinator, che riporterà direttamente a Biden e sarà responsabile degli sforzi per produrre e distribuire vaccini e attrezzature mediche.
Biden procederà poi con il ripristino della protezione di alcune riserve naturali e allaproroga del blocco degli sfratti e dei pignoramenti per milioni di americani in difficoltàeconomiche a causa della pandemia, e alla proroga del blocco dei pagamenti dei prestiti studenteschie sugli interessi sui prestiti studenteschi federali.

E’ previsto altresì un intervento che ordina alle agenzie federali di rivedere le loro azioni per garantire l’equità razziale, e per previene la discriminazione sul posto di lavoro sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere. Sempre in fatto di diritti: un provvedimento richiede che i non cittadinisiano inclusi nel censimento e nella ripartizione dei rappresentanti del Congresso; rafforza il DACA dopo gli sforzi di Trump per annullare le protezioni per le persone prive di documenti portate nel Paese da bambini.
Provvedimenti riguardano anche l’etica dei funzionari pubblici: un intervento richiede agli incaricati del ramo esecutivo di firmare una promessa che impedisca loro di agire nell’interesse personale e richiede loro di sostenere l’indipendenza del Dipartimento di giustizia, ordina all’Ufficio del Bilancio (Office of Management and Budget) di sviluppare raccomandazioni per modernizzare la revisione normativa e annulla il processo di approvazione normativa di Trump

Biden intende inoltre sottoporre al Congresso una riforma dell’immigrazione che aprirà di nuovo a milioni di stranieri senza permesso di soggiorno sul territorio Usa un accesso legale alla cittadinanza, eun pacchetto legislativo, probabilmente da presentare a febbraio, per rinnovare le infrastrutture americane, creare posti di lavoro,combattere il cambiamento climatico e promuovere l’equità razziale.

Basta scorrere i titoli dei provvedimenti per capire chiaramente che Biden sta cercando di riavvolgere il nastro di questi 4 anni trumpiani e, resettato tutto, potersi mettere al lavoro per costruire l’America dei prossimi decenni. E lo sta facendo con una rapidità che gli osservatori sono unanimi nel considerare ‘sorprendente’. Solo due recenti Presidenti hanno firmato le azioni esecutive nel loro primo giorno in carica -e ciascuno ne ha firmato solo una. «Penso che la cosa più importante da dire sia che domani inizia un nuovo giorno», ha dichiarato ieri Jeff Zients, principale responsabile per l’emergenza Covid-19.

Ad aiutare Biden a mettere in pista questonuovo giorno’, secondo alcuni osservatori come Frederick Kempe, Presidente dell’autorevole think tank Atlantic Council, proprio Trump, che, senza volerlo, ovviamente, avrebbe fatto al suo successore un favore potenzialmente storico attraverso la sua istigazione all’insurrezione violenta al Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio.

Quei fatti sono serviti come campanello d’allarme, «non solo sui pericoli posti dal rifiuto di Trump di accettare la sua sconfitta elettorale, ma anche sui pericoli sempre più tossici delle divisioni politiche, sociali e razziali dell’America». Il contraccolpo politico che ne è seguito «ha aumentato le probabilità di Biden di diventare una delle creature politiche più rare: un Presidente degli Stati Uniti di importanza storica». Quei fatti«hanno notevolmente migliorato le possibilità di Biden di essere il tipo di Presidente trasformatore che arriva solo ogni generazione o giù di lì».
Scorrendo oggi la lista dei 17 provvedimenti, Kempe potrebbe avere ragione. «Le azioni di Biden la scorsa settimana hanno sottolineato che comprende la sua opportunità e ha fretta di coglierla. In nessun momento nella mia memoria un Presidente eletto ha elaborato un piano così dettagliato e ambizioso anche prima del suo discorso inaugurale».

Oltre ai 17 provvedimenti di oggi, infatti, bisogna ricordare che Biden già nei giorni scorsi si era mosso come se già fosse seduto nello Studio Ovale. «Il suo annuncio di un piano di salvataggio americano da 1,9 trilioni di dollari, seguito il giorno dopo dalla presentazione di un’offensiva di vaccinazione COVID-19, erano entrambi progettati per produrre risultati misurabili durante le sue prime settimane in carica per affrontare le due preoccupazioni predominanti degli americani: la loro salute e il loro lavoro. Il fatto che applicherà una legge in tempo di guerra per aumentare la produzione di vaccini sottolinea la sua autorità come comandante in capo».

La cosa più significativa è la misura in cui il piano economico è stato progettato per essere bipartisan, scartando alcune delle idee più controverse tra la sinistra del partito. «Viste le vittorie democratiche in entrambe le gare di ballottaggio del Senato della Georgia questo mese, Biden avrebbe potuto scegliere un percorso più partigiano attraverso regole accelerate note come riconciliazione. Ciò avrebbe richiesto solo cinquantuno voti: i cinquanta voti democratici più il vicepresidente Kamala Harris come spareggio nel suo ruolo di Presidente del Senato. Ma quell’approccio avrebbe lanciato l’Amministrazione Biden su una traiettoria divisiva, sfidando la sua promessa elettorale di essere un unificatore al servizio di tutti gli americani»

Ciò che i grandi hanno in comune è una sfida storica, non da loro scelta, annota Frederick Kempe. «Lincoln ha avuto la Guerra Civile, Franklin Delano Roosevelt la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale, Truman il suo Piano Marshall del dopoguerra e le istituzioni internazionali, e Ronald Reagan gli anni decisivi della Guerra Fredda. (Ho sempre pensato che per questo motivo dovrebbe essere visto insieme a George HW Bush). Il momento di Biden ha conseguenze simili, un momento decisivo non solo a livello nazionale ma anche globale, con l’ascesa della Cina».
«Il Presidente Biden sta affrontando non solo una crisi economica, ma anche una crisi politica, una crisi culturale, una crisi di salute pubblica e una crisi epistemologica», ha detto lo storico Jon Meacham sul ‘Wall Street Journal’, sfide ‘immense’ e ‘tutte collegate. «Ciò a cui Meacham si riferisce con ‘epistemologia’ è che gli americani non sono nemmeno più d’accordo su un insieme comune di fatti e realtà, e questo potrebbe essere il ponte più difficile da costruire per Biden»,secondo Kempe, il quale, comunque, è ben lungi dall’essere pessimista. «Le nostre attuali divisioninegli Stati Uniti non sono neanche lontanamente amare come quelle che dovettero affrontare il Presidente Ulysses S. Grant dopo la guerra civile nel 1869, quando succedette ad Andrew Johnson, il primo Presidente degli Stati Uniti ad essere messo sotto accusa». E aggiunge una nota che potrebbe sembrare quasi un ‘segno del destino’ di buon auspicio per Biden: «Johnson si rifiutò di partecipare all’inaugurazione di Grant e Grant rifiutò di viaggiare nella stessa carrozza di Johnson. Eppure il Presidente Grant ha riunito un paese diviso e ha guarito l’economia del dopoguerra, e il suo nuovo dipartimento di giustizia ha perseguito il Ku Klux Klan». Sarà un caso, ma tra le 17 azioni esecutive di oggi di Biden molte riguardano l’equità razziale e l’immigrazione e una proprio il dipartimento di giustizia.

La sfida che il destino ha posto a Biden «non sarà facile, ma è fattibile», dice Kempe.

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