Nella sua pochezza, devo dire, fa quasi tenerezza. Non per il fatto in sé, uno come lui non può fare tenerezza per definizione. Ma per la colossale ‘ingenuità’, tipica di chi, pieno di sé, convinto di essere il sale della terra, non si rende ben conto, anzi, non si rende conto, che certe cose, dette da lui suonano beffarde e, vagamente -devo dirlo-, offensive, ma appunto ingenue. Perché la mania di grandezza, anzi, la fantasia di grandezza, fa ‘cadere’ in affermazioni la cui ingenuità, se pure fa ridere, alla lunga profondamente offende. Per la evidenza, che trasmette, di distacco, anzi, di assenza dalla realtà quotidiana di noi comuni mortali, che di essere tra i primi non ci preoccupiamo, ma vorremmo solo non essere ‘toccati’, anzi, essere lasciati in pace.
E dunque eccolo lì a vantarsene e a citare frasi di Platone, non certo farina del suo sacco, anche se, diversamente da Giggino, lui le banalità non le trova su Google, ma ha schiere di cavalier serventi che gliele trovano … le citazioni intendo, non molto geniali come cavalier serventi, perché andare a cercare una frase di Platone per invitare gli ateniesi ad andare al voto è il top della banalità. E della superficialità culturale, ma anche della -permettetemelo- faccia di bronzo. Dire, citando una farse di Platone, che chi non va a votare si merita un governo di incapaci, è oggi, specie se detto da lui, qualcosa al tempo stesso di surreale e di una arroganza così estrema da apparire perfino penosa. Insomma, di uno che vive abitualmente fuori dalla realtà.
Ma, dicevo, l’ingenuità del mancato senso delle proporzioni e la ridicolaggine non percepita: «sono risultato tra i primi 5 per forza del virus»! Si vanta anche di avere la malattia e di averla tra le più forti di tutti: è tra i primi 5 … meno male non il primo in assoluto, ma coraggio, insisti, vedi che ci arrivi ad essere il primo. Ha una malattia «infernale», dice, dopo avere fatto comunella con gente che ne negava l’esistenza o ne negava la necessità di difendersene.
La voglia, finito di ridere, è di dirgli semplicemente «ben ti sta».
Sì, non lo ho detto finora, ma certo avete capito benissimo. Parlo di Silvio Berlusconi, al San Raffaele, affetto da coronavirus Covid-19, che si accorge nonché che la malattia esiste, che è grave e ‘dolorosa’, pesante, invalidante, forse anche terrificante: «infernale malattia» la definisce: altro che una banale influenza, e lui l’ha presa ora, col ‘virus morto’.
E Alberto Zangrillo, che lo cura, per una polmonite in fase iniziale (chi sa che vuol dire), che afferma che il «paziente risponde bene» e che, infine, va a ‘Cartabianca’ a dire che sì, dire come ha fatto che il virus è morto è una castroneria, anzi, per usare le sue parole, è una affermazione «stonata», anzi, «stonata nel modus», parla pure latino, lui. Che vuol dire? stonata nel modus: nel modus che? altro che stonata, è una balla. E diciamocelo chiaro, non si tratta di cercare il capro espiatorio, ma certo è stata una balla pesante, detta da una persona che era lecito ritenere che fosse attendibile e, certo, non detta per distrazione o per errore, ma pensata, calibrata e detta ‘al momento giusto’.
Una balla, lo vogliamo dire prof. Zamgrillo?, una balla fatta e detta per apparire, per essere in prima pagina, e chi sa (con tutto il doveroso rispetto), come Andrea Bocelli, per tirare qualche volata? Un comportamento molto discutibile, a dir poco, non diverso, prof. Zamgrillo, non diverso di quello dei vari Matteo Salvini orgogliosamente demascherinizzato, o di Vittorio Sgarbi che ostentatamente sbaciucchia gente al punto che una attrice di successo si ritrae stizzita e offesa per quella che, lascia intendere, considera una vera e propria aggressione.
Ma Zamgrillo -e altri come lui- va oltre e, al solito, fa scaricabarile, affermando che lui non c’entra nulla col fatto che la gente se ne è andata al mare o nelle discoteche senza precauzioni, delle quali «io non ho mai negato l’utilità».
Eh no, cari signori, eh no, così non va. Bisogna finirla di prendersi in giro e di prendere in giro gli italiani.
Lo sapete e lo sappiamo benissimo, che certe dichiarazioni, certi atteggiamenti, spesso ripetuti ostentatamente in modo caparbio e insolente, determinano conseguenze, e queste conseguenze sono ben note e gravi. È ovvio che la gente, vedendo ‘persone famose’ -meglio: persone famose perché si sono organizzate per essere famose, ma sul merito della fama dei quali ci sarebbe almeno da discutere- ignorare la malattia, affermare ostentatamente che i rischi di infezione non esistono e, anzi, che è da caproni ‘accettare certe imposizioni’ del Governo, di un Governo di repressori, si comporta di conseguenza: ignorando le precauzioni, e facendolo ostentatamente.
E allora né Zamgrillo, né Salvini, né Sgarbi, né Bocelli, né tutti gli altri con e come loro, possono fare scaricabarile, perché si sono serviti della loro capacità (magari immeritata, anzi, certamente immeritata) di comunicazione e di influenza, per indurre la gente ad un certo comportamento.
Ma siccome non è pensabile che si facciano certe cose solo per il gusto di farle, non solo è lecito, ma è strettamente doveroso domandarsi, come dicevano i romani, ‘cui prodest’, a chi crea vantaggi, a chi interessa? E, purtroppo anche per una cosa così terribile come una epidemia che ha mietuto almeno 40.000 vite in sei mesi (e ne miete almeno 10 al giorno, e sono vite: uniche e irripetibili) c’è un sordo e sordido ‘gioco’ politico dietro, una cosa vergognosa.
Ma se si dispone di un ceto politico come il nostro è difficile attendersi che quelle ‘persone’ abbiano senso di responsabilità e coscienza civile, e, quindi, si rendano conto che i loro comportamenti sguaiati, arroganti e stupidi, hanno effetto sulla ‘gente’.
Sempre, comunque e dovunque.
Quando il sedicente ‘premier’, si dice ‘addirittura scioccato’ (che vuol dire?) da ciò che è accaduto a Colleferro, dalla vicenda di Willy Monteiro, ciò che ‘sciocca’ me è che non abbia (non diversamente dai suoi colleghi, sia chiaro) sentito il bisogno di chiedersi, almeno di chiedersi -anzi non abbia sentito il dovere, essendo lui un ‘governante’-, di domandarsi e di promuovere ogni accertamento per potersi dare una risposta se e in quali termini quei comportamenti vomitevoli, razzisti forse, ma comunque violenti, non siano una delle conseguenze, sia pure a lungo raggio, di ciò che tutti noi vediamo ogni giorno sul proscenio della politica e dell’‘immagine’, sbattutaci in faccia con ostentazione e violenta volgarità, da politicanti di terz’ordine, e ‘vip’ da cantina, dei quali continuamente vediamo e sentiamo le volgarità, le banalità, le superficialità, l’ignoranza, la strafottenza e l’indifferenza verso l’interesse comune. Poi, pochette, ha un momento (tranquilli, brevissimo) di lucidità, forse, e si domanda ‘che messaggio diamo a questo ragazzi’ (avrebbe potuto e dovuto dire ‘che insegniamo’, ma c’è un limite anche all’autocoscienza), e subito dopo va alla festa dell’Unità, cioè alla festa di un giornale che non c’è più ma che è stato di Gramsci, e siccome si tratta dell’Unità, ci va senza cravatta a balbettare banalità, senza dire nulla, per conservare libertà di manovra, per conservare potere, per gestire tutto quanto può: ecco il ‘messaggio’, anzi, ecco cosa insegnate, e poi di che vi ‘scioccate’?
Ma questo, temo, è un discorso che lascerà il tempo che trova.