Il renzismo. Il renzismo il giorno dopo. Il renzismo il giorno dopo quello del trionfo.
Abbiamo a suo tempo dedicato molta attenzione all’analisi di comportamento e comportamenti del Sindaco di Firenze divenuto Presidente del Consiglio. Ma oggi parliamo di un altro uomo, ché le circostanze mutano le persone, e l’incardinamento definitivo della Riforma Istituzionale e Costituzionale, con annesso sbaragliamento degli avversari, porta di fatto un altro uomo alla guida del Governo italiano. Un uomo diverso, vedremo se migliore. Difficile, ché potenza ulteriore aggiunta a chi già è preda di delirio di onnipotenza…
E, dunque, chi è il nuovo Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, Matteo Renzi, insediatosi Martedì 13 Ottobre 2015? Un politico, e tanto più un uomo di governo, vive di mancanza di memoria. Dei suoi governati. E il ‘Royal baby’, ormai rappresentato come tale da Giannelli sul Corriere della Sera, oltre che dall’inventore della definizione, Giuliano Ferrara, usa ed abusa di ciò. Come già il suo vero padre politico, Silvio Berlusconi.
Degli esiti delle promesse dei due nuovi, diversi e simili, ‘uomini della Provvidenza’ ben poco risulta. E le promesse ‘rivoluzionanti’ del figliuolo erano, sono, se possibile ancor più eclatanti di quelle del ‘padre’. Scadenziario di mese in mese compreso, fatti derubricati poi da realizzazioni in presentazioni, quindi in discussioni generali dirette a partorire (a volte chissà quando) i provvedimenti governativi.
E’ rotto ogni dialogo reale con le parti sociali, sindacati, industriali, associazioni, che non sia mero omaggio o accettazione. Quando non presa in giro. E a smontare certe bufale non servono inchieste o analisi politologiche, basta il puro buonsenso, quel riflettere sull’ovvio che raramente si pratica. Quanti hanno analizzato dettagliatamente il lavoro del Governo Renzi, magari non entusiasti ma all’insegna del “wait and see”, “aspettiamo e vediamo”, vedono in realtà che le straordinarie doti di velocità e spariglio (indubbie) hanno sì scompaginato interlocutori, alleati ed avversari, hanno sì portato alla vittoria epocale delle Europee, ma ben poco hanno concretizzato. Continuiamo a “to wait and to see”, va bene, ma ben poco in effetti vediamo.
Sui contenuti continuiamo a consentire, come già a suo tempo dettagliato ne il Contrappunto su L’Indro, con i ‘vecchi professori’, da Stefano Rodotà ad Alessandro Pace, e con chi nei vari campi ha esaminato e criticato i diversi provvedimenti. Nei casi in cui esistono e non si tratti solo di suggestive evocazioni, slide o, magari in un prossimo futuro, ologrammi.
Ma il vero nocciolo del renzismo è il metodo che lo contraddistingue da sempre, ora affinato e plasticamente rappresentato da Altan, con l’’editoriale disegnato’ in cui al cliente che vuole il menù, il cameriere replica spiccio “Non c’è tempo, quel che viene viene”. Per ora va così, presi dalla coazione a ripetere che dall’Unità d’Italia ad oggi ci ha portato pavlovianamente ad accettare chiunque suscitasse una speranza assicurando che provvedeva lui. Per questo non dovremmo avercela tanto con i Mussolini, i Craxi, i Berlusconi, e dintorni, ma ancor più con chi subisce e tace. Totò quando qualcuno lo disturbava in Teatro, si fermava, si portava al proscenio, si rivolgeva verso di lui e “Non ce l’ho con te, ce l’ho con chi ti sta vicino e non ti dà un cazzotto sulla testa”. Appunto.
Tutto questo, già valido per il passato, oggi riguarda in maniera esponenziale l’uomo che ha preso il posto di Matteo Renzi alla guida del Paese. Matteo Renzi.