martedì, 28 Marzo
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Asia: la Chiesa ai confini

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Il Cattolicesimo vive un’era di rivoluzione nei sentimenti attraverso l’operato finora svolto da Papa Francesco. Semplificazione, una progressiva opera di  ‘asciugatura’ di certa eccessiva verbosità cui s’è assistito in precedenza, prorompe il linguaggio terzomondista, tipico della Chiesa del Sud America. Quello che più ha presa nel cuore dello Stato Vaticano e del Cattolicesimo in Occidente, però, ha diverse scale e modalità di comprensione o accettazione alla periferia dell’Impero (delle anime, in questo caso). Perché – come in ogni grande Regno, la difesa ai confini è essenziale per la vita stessa del corpo del proprio territorio d’azione, in questo caso del misticismo condiviso. La sopravvivenza, nel passato, degli Imperi costruiti da Roma, da Alessandro Magno, da Ciro il Grande, da Gengis Khan era assicurata oltre che dalla potenza militare, dal fatto che i destini si sono giocati ai confini, lì dove spesso si affacciavano i ‘barbari’, gli indefiniti ‘Altri’.

Al giorno d’oggi, la presenza cattolica nel Mondo vive il clima di relativa apertura e pacificazione guidato da Papa Francesco nel cuore del Cattolicesimo ma alla periferia, in Iraq, in Siria, in Cina tanto  le condizioni in cui si può professare il Cattolicesimo cambiano radicalmente, il più delle volte si fanno drammatiche.

Finora Papa Francesco non ha citato il ‘caso’ delle condizioni vessatorie cui sono sottoposti i cattolici in Cina, una vera e propria persecuzione che ha preso avvio nel lontano 1949  -cioè quando le truppe di Mao presero il potere- e che oggi prefigura due Chiese cattoliche, una che fa riferimento allo Stato Vaticano, che viene definita ‘sotterranea’ e che la Cina considera costituita da stranieri in Patria, una presenza non riconosciuta e scomoda ed una Chiesa cattolica ‘addomesticata’ ed autorizzata dalle Autorità cinesi, edulcorata nei suoi contenuti ed apparentemente simile nelle forme estetiche.
Durante le Olimpiadi del 2008, quando tutti gli occhi del Mondo erano puntati sulla Cina, qualche tentativo della Chiesa cattolica non autorizzata c’è stato e qualche celebrazione è avvenuta nelle Chiese edificate e non nella loro versione catacombale, un pò come nella Chiesa dei protomartiri perseguitati nell’antica Roma. Ma appena i Giochi Olimpici terminarono, tutto è tornato come prima. Tanto per citare alcuni casi, converrà menzionare Padre Francesco Gao Jinly, finito in ospedale a Baoji per le tante percosse ricevute nella sede del Sindaco, attratto con l’inganno, visto che si doveva parlare degli espropri terreni ai danni della Chiesa locale, ovvero la Chiesa ‘sotterranea’ e non autorizzata. Un altro esempio eclatante è quello di Monsignor Jia Zhiguo, 74 anni, nuovamente arrestato nella sua abitazione, dove cinque poliziotti e due auto si sono presentate e lo hanno nuovamente arrestato portandolo in località sconosciuta. Tutti coloro che lo conoscono temono per le sue condizioni di salute perché è ammalato al cuore, anche per le tante carcerazioni subìte ed ha bisogno di cure che molto probabilmente in carcere nessuno gli darebbe.

Tra le tante contraddizioni, vi è il fatto che -nonostante il Paese sia ufficialmente comunista, l’Articolo 36 della carta Costituzionale ammette la libertà religiosa. La stessa Carta Costituzionale, però, non ammette ingerenze da parte di potenze straniere e tra queste vi è lo Stato Vaticano.

Nonostante questa dura repressione, la Chiesa Cattolica si stima oggi abbia tra 8 e 16 milioni di aderenti, quasi tutti i vescovi e i sacerdoti sono in comunione col Papa. Come già ebbe modo di affermare Papa Benedetto XVI, la Chiesa Cinese -per Roma- viene considerata una sola. Solo le persecuzioni messe in atto dalle Autorità cinesi spezzano questa continuità sul territorio cinese, alcune comunità ‘sotterranee’ si sono opposte fieramente a Pechino ma spesso è come predicare nel deserto dell’attenzione mondiale.

Il Partito Comunista Cinese  -attraverso l’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi- cerca di agire in ogni modo attuando pressioni e persecuzioni verso la Chiesa sotterranea, avendo come scopo quello di influenzare la vita delle comunità cattoliche. Di fatto, in base alla legge cinese, si può praticare qualsivoglia religione in casa proprio ma all’esterno e negli appartamenti sotto forma di assembramenti di persone le leggi sono estremamente dure e prevedono la carcerazione.

Ben differente, invece, è il caso dell’Indonesia, un Arcipelago con più di 13.000 Isole, Nazione molto variegata per culture, colori, propensioni. Di fatto è il ‘trampolino’ che connette l’Asia con l’Oceania, è la quarta Nazione al Mondo per numero di abitanti, circa duecentrotrenta milioni. La maggior parte della popolazione vive sulle cinque isole maggiori. La stragrande maggioranza della popolazione è islamica sunnita, ma a Bali prevale la maggioranza Indù, ed i cattolici rappresentano il 3% sulla popolazione totale, al proprio interno prevalgono i protestanti. Molti esponenti della comunità cattolica hanno sottoposto a dure critiche il Presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono per il suo atteggiamento così poco risoluto nel punire estremisti locali e tutti coloro che hanno commesso atti di violenza ai danni della comunità cattolica, anzi, su mandato presidenziale sono state chiuse molte chiese e molte altre non hanno potuto vedere i lavori di edilizia previsti ed i loro cantieri sono stati bloccati.

L’Unione degli Intellettuali Cattolici ha spesso parlato di un Governo eccessivamente prono ai voleri della comunità islamica e non rispetta il dettato costituzionale, per il quale è prevista la libertà religiosa. In quelle critiche si afferma che il Presidente, il Governo e le Forze di Polizia sono tutti unanimemente ‘distratti’ quando si tratta di difendere le minoranze, non solo religiose.
Il più duro atto d’accusa lo rivolge il Forum Cristiano delle Comunicazioni di Jakarta, quando ricorda l’attacco suicida del 25 settembre in una chiesa di Solo, a Giava Centrale, dove -oltre all’attentatore- sono morte 22 persone e altre 14 sono rimaste gravemente ferite. In verità, quello di Solo non è l’unico attentato ai danni della Comunità Cattolica in Indonesia. Quello che accade in Indonesia è dimostrativo del mancato dialogo tra la Comunità religiosa prevalente, cioé l’Islam (che in Indonesia è prevalentemente moderato) e i cattolici su cui vi è una distrazione artatamente costruita se non netta e fiera opposizione.

 

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