Papa Francesco continua a dirigere il proprio sguardo oltre i confini della Chiesa cattolica: dopo aver abbracciato il Patriarca di Mosca Kirill, realizzando così un sogno vecchio quasi un millennio, il Pontefice è pronto a compiere un ulteriore passo lungo il sentiero del dialogo ecumenico; sembra ormai imminente un incontro tra Papa Bergoglio e il Grand Imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib.
«L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi», scrive Papa Francesco nella Lettera Enciclica sulla cura della casa comune, «c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero»: il Pontefice suggerisce questa intuizione proprio a partire, come si legge nella nota n°159 del documento, dall’esperienza del Maestro spirituale Ali Al-Khawwas, un mistico islamico; il sufi, infatti, affermava che: «Non bisogna dunque biasimare per partito preso la gente che cerca l’estasi nella musica e nella poesia. C’è un ‘segreto’ sottile in ciascuno dei movimenti e dei suoni di questo mondo. Gli iniziati arrivano a cogliere quello che dicono il vento che soffia, gli alberi che si piegano, l’acqua che scorre, le mosche che ronzano, le porte che cigolano, il canto degli uccelli, il pizzicar di corde, il fischio del flauto, il sospiro dei malati, il gemito dell’afflitto».
In più di un’occasione Papa Bergoglio ha dimostrato un rispetto profondo nei confronti della mistica islamica e di quella ebraica. Al-Azhar è l’ateneo che forma il più gran numero di imam sunniti, migliaia all’anno, ed è l’università musulmana più famosa: un elemento questo di enorme importanza se si vuol comprendere con quale spirito Papa Francesco voglia riprendere un confronto, costruttivo e sempre più urgente, con la cultura islamica, interrotto bruscamente durante il pontificato di Papa Benedetto XVI, quando fu mal interpretato il punto chiave del famoso discorso di Ratisbona, ossia il bisogno di far convivere nei cuori di ognuno fede e ragione. Papa Ratzinger difendeva la libertà religiosa: Papa Francesco continua nella direzione indicata dal suo predecessore, mentre il volume delle tensioni sembra essere diminuito. Al Professor Agostino Cilardo, dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale, docente di Diritto musulmano e dei paesi islamici, abbiamo chiesto quale crede sia il motivo di questo disgelo.
Cosa ha di diverso Papa Francesco rispetto a Benedetto XVI?
La situazione è cambiata moltissimo per un motivo molto semplice: Papa Benedetto XVI aveva toccato un punto dottrinale, suscitando così la reazione del mondo islamico, degli intellettuali islamici, perché si era inoltrato in questioni teologiche, giuridiche e religiose. Il dialogo, sul piano della dottrina può avvenire solo tra studiosi che si confrontano sui singoli punti. Il Papa è la voce ufficiale della Chiesa ed ecco che affermare una mancanza di razionalità nella cultura islamica, nella sua teologia e nella filosofia ha portato una reazione forte dei dotti musulmani, che hanno affermato, invece, la presenza della ragione nella propria teologia: sia chiaro, una ragione concepita e vissuta in maniera diversa rispetto a quella cristiana. Con Papa Francesco si è compreso che il dialogo non può esprimersi su questioni di natura teologica o giuridica, ma deve aderire alla pratica, all’umanità, all’incontro fra le persone, al di là della rispettiva fede. Papa Bergoglio sa perfettamente che anche in questi casi, i rapporti umani vanno coltivati, ed egli punta all’inclusione, non alla divisione, alle distanze. In questo senso, lo stile di Francesco è molto simile a quello di Giovanni Paolo II.