Decine di morti, e tra loro 13 militari americani, oltre 150 feriti, di cui 18 militari USA. E’ il bilancio dei due attentati suicidi all’aeroporto di Kabul che ieri hanno fatto precipitare nell’incubo la già gravissima situazione nel contesto della quale si sta ultimando l’evacuazione degli occidentali e dei loro collaboratori afgani, in pericolo di vita dopo che i talebani hanno conquistato il Paese. L’attacco è stato condotto da due kamikaze di Isis-K.
Isis-K, dove la ‘K‘ sta per Khorasan, e Khorasan è il nome storico dell’area che copre l’odierno Afghanistan, Pakistan e Asia centrale. La dicitura esatta e completa è Islamic State Khorasan Province (ISKP), lo Stato Islamico in Iraq e affiliato della Siria in Pakistan e Afghanistan, dove le forze guidate dagli Stati Uniti hanno combattuto i talebani e i militanti di al-Qaeda dal 2001. È il più estremo e violento di tutti i gruppi jihadisti in Afghanistan, nemico giurato dei talebani. L’obiettivo di ISIS-K è quello di rendere la provincia del Khorasan parte del cosiddetto califfato globale dello Stato Islamico.
Il gruppo ha preso di mira, oltre agli occidentali, in particolare i musulmani delle sette che considera eretiche, compresi gli sciiti, e le donne.
I funzionari statunitensi negli ultimi anni più volte hanno espresso preoccupazione per la crescente forza del gruppo, la ferocia e la propensione ad attaccare obiettivi occidentali.
Isis-K è stato fondato nel gennaio 2015, al culmine del potere dello Stato Islamico in Iraq e Siria, prima che il suo autoproclamato califfato fosse sconfitto e smantellato. Alcuni esperti di militanza islamista affermano che è stato fondato da elementi intransigenti dei talebani pakistani che sono fuggiti in Afghanistan quando le forze di sicurezza pachistane li hanno repressi.
Ha sede nella provincia orientale di Nangarhar, vicino alle rotte del traffico di droga e di persone in entrata e in uscita dal Pakistan. Si è sviluppato in Afghanistan e in alcune parti del Pakistan. I suoi membri provengono da tribù quali Mehsudis, Waziri e Pashtun dell’area transfrontaliera di nord-est, e, secondo i ricercatori, non si considerano né afghani, né pakistani. I gruppi più piccoli situati a Badakhshan, Kunduz e Sar-e-Pol sono costituiti prevalentemente da tagiki e uzbeki e altri piccoli gruppi etnici locali, secondo il Center for Strategic and International Studies.
Alcuni membri dell’ISIS-K sono arrivati dalle fila di gruppi estremisti pakistani come Tehrik-E Taliban (TTP) e Lashkar-e-Jhangvi (LJ).
Isis-K recluta sia jihadisti afgani che pakistani, in particolare membri disertori dei talebani afgani che non considerano la propria organizzazione abbastanza estremista, spiega Frank Gardner, corrispondente per la sicurezza della ‘BBC‘.
Da luglio 2019, il leader dell’ISIS-K era Mawlawi Aslam Farooqi, catturato dalle forze di sicurezza afghane nell’aprile 2020. Al momento non si conosce chi guida il gruppo.
Isis-K è stata accusata di alcune delle peggiori atrocità degli ultimi anni, prendendo di mira scuole femminili, ospedali e persino un reparto maternità dove, secondo quanto riferito, hanno ucciso donne incinte e infermiere.
A differenza dei talebani, il cui interesse è limitato all’Afghanistan, Isis-K fa parte della rete globale dello Stato Islamico che cerca di portare a termine attacchi contro obiettivi occidentali, internazionali e umanitari ovunque possano raggiungerli. ISIS-K è molto differente dai talebani, che tra l’altro ha accusato di aver abbandonato la Jihad e il campo di battaglia in favore di un accordo di pace negoziato in ‘eleganti hotel’ Doha. ISIS-K è ancora visto come un’organizzazione ‘straniera’ in Afghanistan.
Talebani e ISIS-K sono organizzazioni in competizione. «Stanno cercando di fare appello alle stesse reclute e alle stesse fonti di finanziamento. Stanno cercando di costruire la stessa cosa in modi diversi», ha affermato, a ‘NBC News‘, Seth G. Jones, esperto di antiterrorismo del Center for Strategic and International Studies. L’ISIS-K è un pericolo pernicioso in termini di concorrenza per i talebani, perchè sono un concorrente per risorse, materiali e potenza, anche se sono relativamente piccoli.
L’ISIS-K e il gruppo dello Stato Islamico erano un tempo alleati con Al Qaeda, il gruppo terroristico guidato da Osama bin Laden che era dietro gli attacchi dell’11 settembre 2001, e che all’epoca era in Afghanistan sotto la protezione dei talebani.
Tutti sono a favore di una qualche forma di Sharia, lalegge islamica, e si oppongono alla democrazia, così come alla parità di diritti per le donne e i non sunniti.
Mentre i talebani sono un ‘movimento populista’, focalizzato quasi esclusivamente sull’Afghanistan, l’obiettivo di ISIS-K è costruire un califfato islamico in tutto il Medio Oriente e l’Asia che includa l’Afghanistan, secondo gli esperti.
A differenza dei talebani, che hanno consolidato la loro posizione riprendendo il controllo dell’Afghanistan alla velocità della luce, ISIS-K sta cercando di riaffermarsi e un modo per farlo, ha detto Jones, è lanciare un ‘attacco di alto profilo’. «Se possono usare l’attuale situazione in Afghanistan per mettere in scena una rinascita è una questione aperta».
Nel suo momento migliore il gruppo contava circa 3.000 combattenti, aveva da 1.500 a 2.200 combattenti tre anni fa, secondo uno studio del Center for Strategic and International Studies del 2018. Difficile dire quanti siano ora i militanti dopo le significative perdite subite negli anni nel corso degli scontri con le forze di sicurezza statunitensi e afghane e con i talebani. Dopo la sua quasi distruzione per mano soprattutto degli Stati Uniti, sono emersi affiliati che hanno attirato reclute da altri gruppi militanti locali e regionali, sostengono gli osservatori locali.
L’organizzazione è affiliata allo Stato Islamico, nemica dei talebani, ma anche legata ai talebani in quanto legata alla rete Haqqani. Secondo i ricercatori, infatti, ci sono forti legami tra Isis-K e la rete Haqqani, che a sua volta è entrata da anni a far parte dei talebani. Non solo.
Sirajuddin Haqqani, 48 anni, uno dei sette uomini della ‘cupola‘ dei talebani, ufficialmente secondo vice leader talebano, figlio di una leggendaria figura di mujahidin, è il leader della rete Haqqani. La rete Haqqani è stata fondata dal padre di Sirajuddin, Jalaluddin, negli anni ’80, e risale alla guerra contro li sovietici. Si sono aggregati ai talebani nel 1995, e si sono integrati sempre più nella guerra dei talebani contro gli Stati Uniti e i loro alleati dal 2001. Sirajuddin è diventato il capo della rete Haqqani dopo la morte di Jalaluddin, nel 2018. È nella lista dell’FBI dei sospetti più ricercati. Il suo gruppo è stato accusato di una serie di attacchi terroristici in Afghanistan, incluso il micidiale attacco del 2008 al Serena Hotel a Kabul, per il quale Sirajuddin Haqqani ha ammesso la responsabilità. Al gruppo di Sirajuddin sono stati attribuiti alcuni degli attacchi più violenti avvenuti in Afghanistan contro le forze afgane e i loro alleati occidentali negli ultimi anni. La rete Haqqani è attualmente uno dei gruppi militanti più potenti e temuti della regione.
Non bastasse, l’uomo ora responsabile della sicurezza a Kabul è Khalil Haqqani, fratello del gruppo, Jalaluddin Haqqani, e sulla sua testa gli USA hanno messo una taglia di 5 milioni di dollari.
Sajjan Gohel, dell’Asia-Pacific Foundation, che ha monitorato per anni le reti militanti in Afghanistan, alla ‘BBC‘ afferma che «diversi importanti attacchi tra il 2019 e il 2021 hanno coinvolto la collaborazione tra Isis-K, la rete dei talebani Haqqani e altri gruppi terroristici con sede in Pakistan».
Quando i talebani hanno preso il controllo di Kabul, il 15 agosto, hanno rilasciato migliaia di prigionieri dal carcere di Pul-e-Charki, tra cui, secondo quanto riferito, militanti dell’ISIS e di al-Qaeda, e alcune di loro potrebbero essersi uniti a ISIS-K.
Douglas London, l’ex capo dell’antiterrorismo della CIA per la regione, compreso l’Afghanistan, ha affermato che la minaccia rappresentata dall’ISIS-K è ora più alta a causa del vuoto creato dopo che i talebani hanno rovesciato il governo afghano nel giro di pochi giorni.
L’ispettore generale del Pentagono, in un rapporto pubblicato la scorsa settimana, ha notato che l’ISIS-K negli ultimi mesi ha colto l’occasione rappresentata dall’indebolimento del governo afgano. «ISIS-Khorasan ha sfruttato l’instabilità politica e l’aumento della violenza durante gli ultimi tre mesi, attaccando obiettivi e infrastrutture per diffondere la paura ed evidenziare l’incapacità del governo afghano di fornire un’adeguata sicurezza», si legge nel rapporto. Nonostante le perdite subite per mano degli americani e dei talebani, sono riusciti a mantenere cellule operative che, come si è visto ieri a Kabul, sono state efficaci. Questa capacità di lanciare attacchi mortali è anche la ragione per cui ISIS-K rappresenta una grave minaccia per i talebani e la rete affiliata Haqqani.