lunedì, 20 Marzo
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A Mach 1 non c’è un muro ma solo un cambio di regime. Fisico

Si è parlato in questi giorni di due regioni turbate da un fenomeno acustico causato di due jet lanciati all’inseguimento di una probabile violazione degli spazi aerei italiani. Riteniamo di portare qualche elemento a quelle notizie che ci sono apparse in una gran confusione, inspiegabilmente alimentata da una categoria di individui che sembra facciano i complottisti di professione, visto che mostrano di aver poco altro da fare, se non che a emettere giudizi senza nessuna competenza in materia.

Ci esprimiamo in tal senso principalmente perché riteniamo che l’Arma Aeronautica meriti rispetto per la qualità dei suoi compiti di sorveglianza e protezione del territorio e la disciplina a cui sono addestrati il personale navigante e tutti coloro che fanno parte della competente forza armata. E poi sosteniamo che il gran parlare che ormai è diventata l’unica ragione di vita per troppi disinformati possa danneggiare irreversibilmente molti messaggi che vagano incontrollati sulla rete senza dare alcun aiuto a chi cerca di comprendere cosa accada.

Dunque, nei giorni scorsi una coppia di Eurofighter del IV Stormo di Grosseto si sono levati in volo dalla base di Istrana dove erano dislocati, a seguito di uno scramble: ovvero una campanella elettrica simile a quella che si usava una volta tra un’ora e l’altra nelle scuole, ha rotto l’attesa dei piloti di turno e in tre minuti li ha fatti trovare nell’abitacolo pieno di comandi, saldamente legati al sediolino eiettabile Martin Baker con la cloche in pugno del Typhoon assegnato per raggiungere la meta prestabilita. I militari destinati alla caccia aerea sono allenati e spesso si esercitano a questa pratica senza mai sapere, fino a missione iniziata, se la partenza è simulata per allenamento o chiede realmente l’intervento della forza aerea. La procedura è complessa, il personale che assiste i due cacciatori è numerosa e una partenza così immediata di due macchine armate di tutto punto che pesano quindici tonnellate con 4.000 kg. di carburante non è cosa da poco.

Lo spettacolo per chi l’ha visto è affascinante. La vestizione finale con le tute anti g, la corsa verso gli aeroplani, l’accensione dei motori, la partenza allineata sulla pista, due fiammate che mostrano i postbruciatori attivati per aumentare la spinta al decollo e poi scomparire in un soffio a 255 metri al secondo per raggiungere 11.000 m. di quota.

La vita operativa di un aereo del genere è complicata. Alcune operazioni possono apparire banali e invece esprimono tutti i concetti di sicurezza che dovrebbero tranquillizzare la vita dei cittadini. La penetrazione non autorizzata dello spazio aereo rappresenta un fenomeno d’intrusione di sconosciuti e può costituire un serio pericolo per la sicurezza della vita civile. Spesso l’allarme è costituito da aereomobili che perdono la rotta per danni ai sistemi di navigazione o per modesta capacità dei loro conducenti. Quest’ultimo caso è frequente quando i mezzi sono condotti da piloti non professionali e non sempre dotati dei più efficaci moduli per mantenere la rotta. Ma non è impossibile che dietro un errore si possa celare anche qualche mal intenzionato che trasporta merce non legale o che abbia voglia di compiere degli attentati con le tragiche conseguenze che conosciamo. La storia ci ha insegnato, al di là dell’oceano, che alcune leggerezze possono costare veramente care, anche quando si svolgono sotto l’apparente legalità di voli di linea. Quindi il percorso di un aereo è un argomento di assoluta sensibilità, anche per non mettere a rischio gli altri voli in esercizio e i percorsi sulle aerovie assegnate vanno rispettati nel massimo rigore.

Gli intercettori in tempo di pace hanno proprio la funzione di far mantenere tutte le regole mentre in caso di conflitti i loro addestramenti sono concepiti specificamente per fermare e distruggere i nemici prima che raggiungano il loro obiettivo. Il compito principale per il quale sono impiegati dalla fine della seconda guerra mondiale è quello di impedire ai aerei ostili di attaccare il territorio nazionale. Un intercettore, spiega la letteratura al riguardo, deve essere il più rapido possibile per avere buone possibilità di arrestare l’avanzata dei nemici prima dell’arrivo sul territorio nazionale oppure sull’obiettivo. Più precisamente, questo tipo di aerei è caratterizzato di preferenza da una velocità ascensionale elevata al fine di raggiungere nel minor tempo possibile la quota di volo dei velivoli da intercettare. Per ottenere alte velocità ascensionali, gli intercettori presentano un rapporto potenza-peso elevato che permetta un rateo di salita molto ripido. Alte velocità, dunque per raggiungere rapidamente l’obiettivo. In questo caso l’elemento di navigazione che ha fatto preoccupare il comando è stato il volo AF 671A decollato nella notte dall’aeroporto Roland Garros di Saint Denis dell’isola di Reunion allargo del Madagascar e diretto a Parigi Orly. Cosa sia accaduto verso le 11.30 del 21 marzo nei cieli di Aosta a quel Boeing 777-328 ER di matricola F-GZNF che ha perso il contatto con l’agenzia italiana del traffico aereo ed è uscito dalla propria rotta, ai fini del racconto importa poco.

Molto apprezzabile il fatto che i due Eurofighter dell’Aeronautica Militare Italiana abbiano raggiunto nei tempi il presunto intrusore dopo che le procedure Nato avevano attivato l’allarme dalla base spagnola di Torrejon e abbiano accertato che non vi fosse dolo nella manovra.

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