domenica, 26 Marzo
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2024, e Virus e Guerra…

Era una fredda e tersa giornata di novembre e gli orologi battevano le tredici. Pietro Fabbri, il mento incassato nel petto per sfuggire al vento avverso, s’infilò svelto tre le porte a vetri di uno dei Palazzi di Piazza Vittorio, ma non abbastanza in fretta da impedire a un turbine di polvere granulosa di entrare con lui. L’atrio puzzava di cavolo lesso e vecchie stuoie di stracci. Su un lato, appeso al muro con le puntine, c’era un manifesto a colori troppo grande per essere esposto all’interno di un edificio. Ma ce l’avevano messo lo stesso. Raffigurava un volto enorme, largo più di due metri: una donna sui quarant’anni, dai corti capelli biondi e bei lineamenti marcati. Pietro si avviò verso la scala. Era inutile fare un tentativo con l’ascensore. Funzionava di rado, e nelle ore diurne tagliavano la corrente. Rientrava nelle misure di risparmio energetico in vista della settimana di Odio. Il suo appartamento era al settimo piano e Pietro, che aveva cinquantanove anni e un’ulcera varicosa sopra la caviglia destra, camminava adagio e, salendo, si fermò più volte. A ogni pianerottolo, di fronte al vano dell’ascensore, il manifesto con il volto enorme ti fissava dal muro. Era un’immagine congegnata in modo tale da dare l’impressione che quando ti muovevi gli occhi ti seguissero. La frase a caratteri cubitali che si sovrapponeva ai lineamenti senza nasconderli, quasi la stesse pronunciando in quel momento, diceva ‘I VIRUS NON ESISTONO!’.

Arrivato al pianerottolo del quinto sedette, come al solito, sulla pila di locandine ‘Morire per l’Ucraina?‘ di due anni prima. Stavano lì un po’ a prendere polvere, un po’ a disposizione di chi le usava per avviare il fuoco. Erano del tempo che gli appariva remoto in cui ancora esistevano, seppur rari e sempre meno letti, i quotidiani di carta. Se ne mise sottobraccio una decina, risalendo gli ultimi due piani e ripensando quando all’inizio di quella primavera era sceso in piazza contro la Guerra. Già, allora era ancora un architetto cinquantaseienne di bella carriera ed ancor più belle speranze. Poi era successo quel che era successo, il continuo incrociare reperti di quell’epoca di meno di mille giorni prima, vicinissima e lontanissima al tempo stesso, gli faceva il cuore a brandelli al pensiero di quel mondo scomparso sotto l’ignavia, e dello scomparso sé. Pure lui abbattuto dell’ignavia.

[Il primo blocco, già in ‘”I virus non esistono” e il 2024‘ L’Indro 11 ottobre 2021, è adattamento ‘a calco’ dell’incipit di ‘1984’ di George Orwell]

2024 una novella /1 (continua)

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